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PREVENZIONE OTORINO

Una persona su sette soffre di patologie uditive, ma non sono mai asintomatiche: i fastidi o le variazioni non vanno trascurate.

IL CHECK-UP COMPRENDE

Visita otorino
Audioimpedenzometria

D.ssa Roberta Scandellari: «Le patologie dell’orecchio non sono quasi mai disfunzioni asintomatiche, i fastidi e le variazioni uditive non vanno trascurate»

Una persona su sette soffre di patologie uditive

Le patologie uditive sono molto più frequenti di quanto siamo abituati a pensare: ne soffre una persona su sette. A volte si tratta di forme banali come il ‘tappo’ di cerume, altre volte di forme più gravi. Variano a seconda delle fasce di età: nei bambini dai quattro ai sei sette anni, si tratta spesso di forme catarrali mentre dai sessantacinque anni in su, è normale riscontrare un calo uditivo, tecnicamente la ‘presbiacusia’ che è dovuta al progressivo deterioramento delle strutture nervose dell’orecchio.

Molti problemi derivano poi dall’inquinamento acustico ambientale e negli ambienti di lavoro, che può provocare danni a carico delle strutture nervose dell’orecchio.

«I danni al nervo acustico – spiega Roberta Scandellari, specialista in otorinolaringoiatria – non sono recuperabili né chirurgicamente né farmacologicamente, si deve ricorrere alla protesi acustica. Un consiglio che dò è quello di evitare gli ambienti troppo rumorosi e utilizzare le cuffie protettive se si svolgono certe tipologie di lavoro. Sconsiglio inoltre di ascoltare la musica a volume elevato con le cuffie, perché un’intensità sonora troppo alta nuoce al nostro orecchio e al nostro udito».

In ogni caso è bene non soprassedere sui fastidi che sentiamo al nostro apparato acustico, perchè l’udito è una funzione molto importante e una sua riduzione (ipoacusia) può compromettere seriamente la qualità di vita di una persona. Chi ha un calo uditivo tende a isolarsi, riducendo la partecipazione alle attività sociali e ludiche, e spesso ha limitazioni in ambito lavorativo.
Basta un semplice controllo.

La visita specialistica inizia con l’esame obiettivo delle orecchie, per valutare lo stato dell’orecchio esterno e medio, del naso e della gola, per valutare la presenza di possibili patologie anche a questi livelli. Segue poi l’esame audiometrico, cioè la valutazione dell’udito dal punto di vista quantitativo che permette di identificare se la causa della perdita è a livello dell’apparato trasmissivo o neurosensoriale. Si parla d’ipoacusia trasmissiva, quando è interessato l’orecchio esterno (padiglione auricolare e condotto uditivo esterno) o medio (timpano e ossicini che raccolgono, trasportano e amplificano le onde sonore). Le cause di questo tipo d’ipoacusia possono andare dalla banale ostruzione del condotto da parte di un tappo di cerume, alle otiti, all’otosclerosi. L’ipoacusia neurosensoriale, invece è dovuta a un interessamento dell’orecchio interno (coclea, apparato vestibolare), nervo acustico, vie acustiche, centri cerebrali che trasformano le onde sonore in energia bioelettrica prima e in sensazione sonora poi. Le cause di queste forme possono essere molteplici: traumi acustici, farmaci, abuso di fumo o alcool, malattie infettive e tumori. Si esegue infine l’esame impedenzometrico, che fornisce informazioni qualitative sull’udito.

«Comunque, più in generale se cambia qualcosa nel nostro udito se sentiamo dei rumori che prima non sentivamo è bene non trascurarlo. Perché nel caso dell’orecchio non si tratta mai di patologie asintomatiche – conclude Scandellari».